Alla scoperta dei primi cristiani danesi: sepolture di 900 anni fa offrono uno sguardo su una società in trasformazione

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Recenti scavi in un cimitero cristiano medievale ad Aarhus, in Danimarca, hanno portato ad una scoperta notevole: 77 scheletri risalenti a circa 900 anni fa. Queste sepolture, portate alla luce prima dei lavori di costruzione vicino alla chiesa di Sant’Olaf, offrono una finestra unica sulla vita, le malattie e le credenze di alcuni dei primi abitanti cristiani della città e illuminano un periodo critico di transizione culturale in Danimarca.

Un sito di importanza storica

Gli scavi si sono concentrati su una porzione del cimitero che circonda Sankt Olufs Kirke (Chiesa di Sant’Olaf), un luogo riconosciuto come uno dei siti cristiani più antichi di Aarhus. La chiesa stessa fu costruita nel XII secolo e prese il nome da Olav Haraldsson, un re norvegese dell’XI secolo che si convertì dal paganesimo al cristianesimo, diventando infine santo. La scoperta è particolarmente significativa perché documenta la crescita del cristianesimo in Danimarca in seguito al declino del paganesimo nordico e alla conclusione dell’era vichinga nel 1066. I ricercatori ritengono che molti più scheletri possano trovarsi sotto le strade e gli edifici moderni nelle vicinanze, ampliando significativamente la portata di questa istantanea storica.

Cambiamenti culturali: il cristianesimo mette radici

Storicamente, i cimiteri pagani norreni erano tipicamente situati lontano dagli insediamenti. Tuttavia, i primi cristiani cercavano luoghi di sepoltura in quello che consideravano “terreno sacro”, come una chiesa, riflettendo la crescente importanza delle istituzioni religiose. Questo desiderio di vicinanza è evidente nel sito di Sant’Olaf, con sepolture situate vicino al cuore di Aarhus.

Pratiche di sepoltura distinte rivelano credenze

Le sepolture appena scoperte presentano caratteristiche tipiche delle prime pratiche cristiane, confermando ulteriormente l’identità cristiana del sito. Gli scheletri erano posizionati con la testa orientata a ovest e i piedi a est, una disposizione comune nelle sepolture paleocristiane. Si credeva che questo orientamento garantisse che il defunto potesse assistere alla Seconda Venuta di Gesù Cristo, prevista a est, verso Gerusalemme e il sole nascente.

Una miscela di vecchie e nuove credenze

Sebbene le sepolture indichino chiaramente la fede cristiana, i ricercatori sospettano che molti danesi dell’epoca probabilmente conservassero alcune credenze pagane norvegesi insieme alle loro pratiche cristiane. Come ha spiegato l’archeologo Mads Ravn, questi primi convertiti potrebbero essere stati “un po’ opportunisti”, a volte incorporando le tradizioni norrene come salvaguardia. Sebbene amuleti a forma di martello di Thor, un simbolo protettivo del dio nordico Thor, siano stati trovati in altre sepolture cristiane norvegesi, erano assenti dal sito di Sant’Olaf.

Conversione reale e tradizioni persistenti

Gli scavi forniscono il contesto a una narrazione storica più ampia. Il re danese dell’era vichinga Harald Bluetooth, che regnò dal 958 al 986 d.C. circa, affermò notoriamente di aver convertito i danesi al cristianesimo, una dichiarazione registrata sulle pietre di Jelling intorno al 965 d.C. Tuttavia, anche Harald stesso impiegò una völva, un tipo di sciamano nordico, dimostrando un periodo di fluidità religiosa e l’influenza duratura di credenze più antiche. Come osserva Ravn, questi primi ad adottare il cristianesimo “scommettevano su entrambi” i sistemi di credenze.

La scoperta di queste sepolture risalenti a 900 anni fa offre una rara opportunità per comprendere un momento cruciale della storia danese, caratterizzato dalla transizione dal paganesimo nordico al cristianesimo. Gli scheletri portati alla luce e le pratiche di sepoltura ad essi associate forniscono preziose informazioni sulla vita, sulla salute e sull’evoluzione del panorama religioso dei primi Aarhusiani, dimostrando un periodo in cui la nuova fede si intrecciava con tradizioni durature.