Ricerche recenti mettono in dubbio la teoria di lunga data di un vasto oceano sotterraneo su Titano, luna di Saturno. I dati della missione Cassini della NASA, una volta interpretati come prova dell’esistenza di un oceano globale di acqua liquida, ora indicano una struttura interna più complessa – probabilmente uno strato spesso e fangoso piuttosto che un corpo liquido aperto. Questa scoperta mette in discussione le ipotesi precedenti sulla dinamica interna di Titano e su come risponde alle forze gravitazionali di Saturno.
La missione Cassini e primi risultati
Per quasi due decenni, la missione Cassini ha raccolto numerosi dati su Saturno e le sue lune. Le prime analisi suggerivano la presenza di un oceano profondo sotto il guscio ghiacciato di Titano, sulla base delle deformazioni osservate nella forma della Luna mentre orbita attorno a Saturno. L’idea era che un oceano liquido avrebbe consentito alla crosta di Titano di flettersi maggiormente sotto la spinta di Saturno. Tuttavia, queste conclusioni iniziali non erano completamente in linea con le proprietà fisiche derivate dai dati.
La chiave: tempistica e viscosità
La svolta è arrivata dal riesame dei tempi del cambiamento di forma di Titano. I ricercatori, guidati da Baptiste Journaux dell’Università di Washington, hanno scoperto un ritardo di 15 ore tra il picco dell’attrazione gravitazionale di Saturno e la risposta di Titano. Questo ritardo suggerisce un interno altamente viscoso, il che significa che è necessaria una notevole energia per deformare la Luna.
“La quantità di energia persa all’interno di Titano è stata molto maggiore di quanto i ricercatori si aspettavano di vedere nello scenario oceanico globale”. – Dr. Flavio Petricca, Jet Propulsion Laboratory della NASA.
Questo livello di dissipazione di energia è incompatibile con un semplice oceano pieno di liquidi. Invece, il nuovo modello propone uno spesso strato fangoso contenente acqua e ghiaccio sotto un’enorme pressione.
Perché è importante
Titano è unico nel nostro sistema solare in quanto è l’unico mondo noto oltre alla Terra ad avere un liquido stabile sulla sua superficie. Tuttavia, questo liquido non è acqua; è metano, a causa delle temperature gelide della luna di circa -183°C (-297°F). Comprendere la struttura interna di Titano è fondamentale perché informa la nostra comprensione dell’evoluzione planetaria e del potenziale di ambienti sotterranei che potrebbero ospitare una chimica complessa.
I risultati evidenziano anche l’importanza di perfezionare i modelli scientifici quando emergono nuovi dati. Quello che una volta sembrava un caso chiaro a favore di un oceano globale, ora sembra essere molto più sfumato.
Il nuovo modello: granita, non oceano
Il modello rivisto suggerisce che lo strato acquoso su Titano è così spesso e sottoposto a una pressione così immensa che l’acqua si comporta diversamente rispetto alla Terra. La consistenza fangosa spiega il ritardo osservato nella deformazione pur consentendo un certo grado di cambiamento di forma sotto l’attrazione di Saturno. Questa scoperta altera in modo significativo la percezione della comunità scientifica sulla composizione interna di Titano.
Lo studio, pubblicato su Nature, fornisce una forte prova contro l’ipotesi precedente, aprendo nuove strade per la ricerca sulle complesse dinamiche interne della Luna.
I risultati sottolineano che anche le teorie apparentemente consolidate devono essere riviste quando emergono nuove prove. L’interno di Titano rimane un’area di studio dinamica e intrigante.
